FERRO BATTUTO: LO SAPEVATE CHE ….. ( II parte )


Anche in Russia è conosciuta la favola di Pinocchio, riscritta da Aleksei Tolstoj.
Il Pinocchio russo  è stato realizzato in ferro di colore grigio chiaro da Fabio Ceolin, scultore e fabbro d’arte di Mogliano Veneto (TV); si tratta di un’opera altissima e imponente, che è stata collocata in un parco giochi, il Buratino Park, donato alla città di Mosca da un facoltoso uomo d’affari. La statua  rappresenta un Pinocchio con le braccia spalancate che tiene stretta, nella mano destra, una chiave con cui aprirà (secondo la tradizione russa) il regno della felicità e della libertà.
Geppetto, in questo caso, non è stato un falegname ……

Pinocchio in ferro battuto

 

  • L’importanza che nel tempo il ferro acquisì portò a considerarlo “metallo importante”, tanto che su di esso sorsero frasi, traslati e proverbi.
    Abbiamo qui raccolto alcuni detti ispirati, appunto, al ferro.

Ferri di bottega o del mestiere: si chiamano così gli arnesi di qualunque attività

Ferri:  in genere, le armi da taglio e da punta (anche quelle in bronzo o acciaio)
                        oppure
gli strumenti bellici e le antiche armature

Avere mano o braccio di ferro: possedere forza o gagliardia

Uomo di ferro: uomo di forte tempra e/o di grande salute

Salute di ferro: stare sempre bene

A ferro e fuoco: si riferisce a territori invasi e devastati dai nemici

Battere il ferro finché è caldo: equivale a dire “cogliere le opportunità”

Essere in una botte di ferro: trovarsi al sicuro

 

  • Francia, Germania, Spagna sono gli Stati in cui la produzione di lavori in ferro martellato, balzato, intagliato appare più abbondante e ricca; l’Italia si colloca al quarto posto. Le nostre opere, però, si distinguono per la semplicità e la naturalezza, che riescono a far nascere in chi le guarda un senso di appagamento e di tranquillità.

Un aneddoto a questo proposito:
Visitando le gallerie di Berlino la regina Vittoria, dopo aver visto le sale in cui erano esposte le opere (piuttosto “tormentate”) di altri Paesi, diceva, andando verso quelle riservate all’Italia “Ed ora andiamo a riposare!”.

 

  • Le prime forme di associazioni artigiane sorsero a Venezia attorno all’ XI secolo e, più tardi, assunsero il nome di “Congregationes” o “Scholae” ; ognuna di esse aveva un Santo protettore.
    Il patrono dell’Arte dei fabbri era Santo Aloisio (volgarmente detto San Alo’).

La corporazione dei fabbri, a Venezia, è tra le più antiche, tanto che se ne hanno notizie già intorno al Mille. Nel 1773 la corporazione annoverava 224 botteghe e 573 addetti tra garzoni, lavoranti e capimastri.
La sede della Scuola era in Calle dei Fabbri, a San Marco: si trattava di un edificio a tre piani con un magazzino per il carbone, un’aula per le riunioni e una sala grande con l’altare; all’ultimo piano vi era la stanza dell’archivio, in cui venivano conservate le armi che i membri della Corporazione impugnavano in occasione della festa del giovedì grasso (ricorrenza istituita dal doge A. Gritti per celebrare la vittoria della Serenissima, nel 1162, contro il patriarca di Aquileia).
Alcuni tra i più meritevoli rappresentanti della Corporazione, assieme ai Beccai (macellai), avevano infatti ottenuto il privilegio di combattere contro un toro in Piazza San Marco. Il combattimento avveniva di fronte al Palazzo Ducale ed i partecipanti erano armati all’antica, con corazza, elmo, bracciali e cosciali.

 

  • Curiosità: Durante un incontro con una scolaresca un fabbro si trovò in imbarazzo di fronte ad un bambino che gli chiedeva il significato della parola incudine.
    Questa deriva dal latino “incudere”, che significa “battere sopra”.